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Immagine del redattorePaolo Salicini Ballandi

DOUBLE-SIDE ARTIST

16/02/2019 - Paolo Salicini Ballandi


LE MOLTEPLICITÁ DI UN MUSIC PRODUCER


Andrea SB, musicista diplomato al conservatorio di Ferrara in pianoforte, coltiva da sempre l’interesse per il linguaggio musicale in tutte le sue forme. Le sue esperienze sconfinano dal mondo prettamente classico ai generi più moderni, entrando afar parte come tastierista e compositore in formazioni pop/rock inedite con cui realizza album e vari singoli.

Trasferito da Bologna a Roma, studia attualmente all’Accademia di Cinema e Televisione Griffith come producer musicale per la composizione di colonne sonore e musica per immagini, cortometraggi e fashion films.


Al giorno d’oggi, cosa occorre per essere artisti? L’arte va assorbita dai Maestri che hanno realizzato i grandi capolavori, massime espressioni che rimaranno per sempre perni su cui poggerà tutta l’arte del futuro.

Oltre lo studio approfondito e costante (perché in musicanon si finisce mai di studiare econoscere), serve quel più chenon saprei definire meglio, senon con l’ormai ultra-blasonato termine di talento.

Quel qualcosa che fa parte di te in modo innato, che ti lega indissolubilmente a ciò che fai come se diventasse una parte fondamentale di te e che permette di esprimere te stesso nel profondo, attraverso, nel mio caso, la musica; questo non è da tutti perché è qualcosa che va oltre le competenze.


Le tue fonti di ispirazione.

Sono varie e di genere diverso, e intendo genere riferendomi non solo al genere musicale ma anche alle varie situazioni da cui attingo l’ispirazione.

Vivere esperienze diverse dalla quotidianità, come viaggiare, scoprire cose nuove, sentire sensazioni forti, restare a contatto con la natura, conoscere culture diverse... potrà sembrare strano

ma una mia fonte di ispirazione, oserei dire quasi essenziale, è il silenzio. Sempre più difficile da ascoltare nel caos quotidiano. Musicalmente ho i miei punti di riferimento in Chopin, Bach, Puccini col suo lirismo struggente, e fuori dall’ambito classico trovo ispirazione nel sound dei Pink Floyd, nella raffinatezza di Elton John, per poi passare alla musica cinematografica con Ennio Morricone e Nino Rota in primis.


E per quanto riguarda il look invece, quanto è importante per un artista? Tantissimo! Il look è sempre stato un elemento fondamentale che contraddistingue la personalità dell’artista. Basti pensare, tra gli infiniti esempiche si potrebbero fare, che già nell’800 Franz Liszt col suo modo di vestire, i suoi capelli e il suo stile iconico e riconoscibile era diventato una sorta di super star - sex symbol; consideriamo che per la società dell’epoca il legame look-musica era una sorta di novità e non era certo concettualizzato come oggi.

Per quanto mi riguarda faccio della moda uno degli aspetti importanti che valorizzano la mia personalità artistica. Se da una parte indosso l’abito tradizionale e classico durante i concerti pianistici, dall’altra mi piace giocare con stravaganti pezzi destroyed o accessori molto marcati quando salgo con la mia band su un palco. E perché no, anche un po’ di make-up.


Com’è per te fare musica live?

Chiaramente è ben differente salire su un palco da solo, dove il pubblico ascolta il mio dialogo col pianoforte nel silenzio della sala, rispetto alla situazione caotica e del concerto con la band, in cui “tutto è lecito” è c’è la sfrenatezza, il ballo, le urla.

Il live è sempre un momento emozionante in cui la mia musica viene a contatto diretto col pubblico, e percepire le sensazioni della gente è importante, è il momento in cui realizzo di fare quello in cui credo.


Oltre che per cortometraggi, lavori come composer anche perpubblicità e fashion films. In che modo si ottiene il perfetto sound in relazione alla moda?

La pubblicità è immediata, il messaggio deve arrivare subito e bastano le prime immagini, l’attitude del modello/a per capire lo stile e il target del brand. Altrettanto deve fare la musica, che deve immergere lo spettatore nelle sensazioni che si provano adindossare un outfit o mettersi un profumo; la musica fa parte dello status. Per i fashion films cerco un collegamento diretto con il tipo di stile a cui la musica si accompagna, e non solo, devo andare oltre e riuscire portare in poche battute nell’immaginario delle persone il sapore giusto per la situazione giusta e rivolta al pubblico giusto.

Ad esempio, il commento musicale di uno spot incentrato su un look retrò anni venti sarà sicuramente legato ad un sound che fa citazione a quello che oggi nell’immaginario collettivo è considerato vintage, come può essere in questo caso un charleston con un effetto sonoro che simuli la riproduzione della musica sul disco in vinile.

Per uno spot con tendenze underground e quindi rivolto ad un altro tipo di target, mi viene in mente l’acid music o comunque musica elettronica che rimandi a sonorità tipiche del clubbing notturno anni ottanta.


Propriamente quindi non appartieni a nessun genere. A dir la verità non mi piace neanche la classificazione in generi della musica, che reputo molto superficiale e riduttiva. Posso dire di sentirmi legato ai classici Maestri che tutti dovrebbero conoscere indipendentemente dalle preferenze musicali, e che reputo ben più moderni di gran parte della musica attuale.

Ma musicalmente sono onnivoro. In generale comunque mi piacciono gli artisti che producono musica di qualità, quella che trasmette un’emozione sincera, una storia.

Sono veramente eclettico e aperto ad ogni tipo di sound.


Per quanto riguarda i film invece, come riesci a dare i giusti ritmi a una scena? L’interpretazione della scena è sempre un qualcosa di molto soggettivo, non raramente infatti capita di avere visioni diverse tra regista, produttore, montatore e compositore.

Gli elementi per commentare una scena possono essere tanti: uno sguardo dell’attore, un’inquadratura particolare, una sensazione introspettiva del protagonista da far arrivare allo spettatore.

La musica completa e migliora l’immagine perché ne aggiunge emozioni e significato, e costituisce una storia parallela a quella del film.

Occorre quindi conoscere a fondo gli strumenti musicali, che con i loro timbri costituiscono anche la tavolozza di colori con cui dipingere il suono.

Oggi anche l’elettronica è fondamentale, mi capita spesso di lavorare con synth sia virtuali che analogici, magari combinati con l’orchestra.

Una parte in cui investo una quantità significativa di tempo è nel definire i tempi della musica in

relazione ai tempi dell’immagine, al momento della storia, alla sensazione e ai sync con le inquadrature e con quello che succede nella scena.

Il ritmo è tutto, sia in musica sia perfar scorrere linearmente il film, percui la relazione con l’immagine è una cosa molto raffinata quanto delicata.


Quindi lavori un sacco su ogni singolo progetto. Molto. La realizzazione della musica tra composizione, strumentazione, arrangiamento, mixaggio, post produzione e master richiede un sacco di tempo e una marea di competenze.

In più di mio sono molto pignolo e ricerco sempre la perfezione al massimo della qualità che si può raggiungere, quindi l’impegno e il tempo impiegato è veramente tanto.


Ti piace Roma?

Tantissimo, credo che non ci possa essere una città migliore per studiare musica e arte. Penso che l’ambiente condizioni tantissimo gli artisti sulla produzione della musica, come per chi fa lo stilista o chi dipinge. Respirare attraversando la storia e i monumenti, San Pietro, Castel Sant’Angelo, la fontana di Trevi, il Colosseo, ma anche vivere certi luoghi inesplorati e quindi più grunge, è ispirazione pura per qualsiasi cosa debba comporre.

É un posto unico.


Writer, Editor, Photo Editor & Styling: Paolo Salicini Ballandi


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